30Novembre2020

Confcommercio, calo della fiducia dato preoccupante

A novembre l'Istat stima una diminuzione sia dell'indice del clima di fiducia dei consumatori (da 101,7 a 98,1) sia dell'indice composito del clima di fiducia delle imprese che scende da 92,2 a 82,8 .

Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in calo anche se "con intensità differenziate", spiega l'Istituto. Il clima economico e il clima futuro registrano le flessioni maggiori, passando, rispettivamente, da 87,2 a 79,3 e da 104,0 a 98,8. Il clima personale scende da 106,4 a 104,7 e quello corrente diminuisce da 99,9 a 97,4. Guardando alle imprese, l'Istat sottolinea che "il peggioramento della fiducia è diffuso a tutti i settori".

Per quanto riguarda in particolare le imprese, l'industria e il commercio al dettaglio registrano cali più contenuti mentre crolla l'indice relativo ai servizi di mercato. In particolare, nel settore manifatturiero l'indice scende da 94,7 a 90,2 e nelle costruzioni cala da 142,5 a 136,8. Nel commercio al dettaglio l'indice diminuisce da 98,9 a 95,2 mentre nei servizi di mercato cade da 87,5 a 74,7, con un diffuso e marcato peggioramento dei giudizi sia sugli ordini sia sull'andamento degli affari. Nel commercio al dettaglio, a livello di circuito distributivo, la fiducia aumenta nella grande distribuzione mentre è in marcata flessione nella distribuzione tradizionale. 

“Il netto calo della fiducia registrato a novembre era largamente atteso. Seppure di dimensioni meno ampie rispetto a marzo, ha comunque riportato il sentiment di famiglie ed imprese sui livelli di inizio primavera”: questo il  commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio“Particolarmente critica risulta la situazione tra gli operatori turistici che hanno conosciuto un brusco peggioramento tra ottobre e novembre delle loro aspettative, dopo la coraggiosa risalita dei mesi estivi. Difficile è anche la situazione per gli operatori del dettaglio tradizionale.  Il deteriorarsi delle aspettative e il prolungarsi di un clima di sfiducia – conclude l’Ufficio Studi - rappresentano un ulteriore elemento di criticità per la ripresa del 2021. Vi è il rischio che la caduta in una fase “depressiva” renda famiglie e imprese meno reattive nel momento di un ritorno alla normalità, limitando le potenzialità di crescita di consumi e investimenti”.

Confcommercio Brescia2024-05-20
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