20Luglio2018

Enti no profit, somministrazione è prestazione commerciale

In particolare, la Suprema Corte ha stabilito che quando tali enti effettuano attività di somministrazione di bevande rese dietro pagamento di corrispettivi specifici, affinché possano beneficiare dei vantaggi fiscali riservati agli enti “non commerciali” è necessario il concorso di due circostanze:
1. l’attività di gestione del bar ristoro deve essere svolta esclusivamente in favore degli associati;
2. tale attività deve essere affine e strumentale rispetto ai fini istituzionali perseguiti dall’ente.

Il primo vincolo, come noto, viene facilmente eluso attraverso il rilascio della tessera associativa al momento dell’ingresso nel locale. Il secondo, invece, è di particolare rilevanza in quanto la Suprema Corte, nella disamina del caso di specie, ribadisce il principio secondo cui non basta che l’attività venga svolta solo in favore dei soci, ma è sempre necessario che la stessa venga realizzata per il perseguimento di finalità istituzionali dell’enteno profit, senza specifica organizzazione e verso il pagamento di corrispettivi che non eccedano i costi di diretta imputazione.

In sostanza, la Suprema Corte, confermando quanto espresso anche in precedenti pronunce, ha avvalorato la posizione di FIPE secondo cui la gran parte dei circoli culturali, sociali e ricreativi, quando svolgono (anche solo in favore dei soci) attività di somministrazione verso il pagamento di corrispettivi specifici, non possono beneficiare dei vantaggi fiscali, dal momento che tale prestazione in alcun modo potrebbe ritenersi strumentale alle finalità istituzionali del circolo culturale/ricreativo.

Confcommercio Brescia2024-05-03
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