10Marzo2025

Confcommercio, vendite al dettaglio in calo a inizio anno

Dopo i buoni risultati del mese precedente, a gennaio le vendite al dettaglio hanno ripreso a “flirtare” con il segno meno: la variazione rispetto a dicembre 2024 è infatti negativa sia in valore (-0,4%) che in volume (-0,6%), mentre rispetto allo stesso mese del 2024 c’è un aumento dello 0,4% in valore e un calo dello 0,2% in volume. Nel trimestre novembre 2024-gennaio 2025 le vendite diminuiscono dello 0,1% in valore e dello 0,5% in volume in confronto al periodo luglio-settembre.

Così l’Istat nelle stime preliminari (link ai dati completi in pdf), dalle quali emerge poi che sul piano congiunturale sono in calo sia le vendite dei beni alimentari (rispettivamente -0,3% in valore e -0,5% in volume) che quelle dei beni non alimentari (-0,5% in valore e -0,7% in volume). Rispetto allo stesso mese dello scorso anno le vendite dei beni alimentari sono invece in crescita del 2,1% in valore e sono stazionarie in volume, mentre quelle dei beni non alimentari non subiscono variazioni in valore e diminuiscono in volume (-0,3%). Su base trimestrale, infine, i beni alimentari aumentano in valore (+0,4%) e diminuiscono in volume (-0,6%), mentre i non alimentari flettono sia in valore che in volume (rispettivamente -0,2% e -0,3%).

Per quanto riguarda questi ultimi, l'aumento maggiore su dicembre riguarda Abbigliamento e pellicceria (+1,9%) e Prodotti farmaceutici (+1,8%), mentre registrano il calo più forte Dotazioni per l'informatica, telecomunicazioni e telefonia (-3,5%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-3,3%).

Rispetto a gennaio 2024, il valore delle vendite è in aumento per la grande distribuzione (+2,1%), non registra variazioni per le vendite delle imprese operanti su piccole superfici ed è in calo per vendite al di fuori dei negozi (-1%) e commercio elettronico (-3,3%).

Confcommercio: “La domanda resta debole”

Il 2025 si è aperto all’insegna di un calo dei volumi acquistati sia nel confronto con il mese precedente che su base annua. La debolezza della domanda coinvolge quasi tutte le merceologie e le tipologie distributive. Il contenuto aumento registrato dall’abbigliamento è un segnale promettente per l’andamento dei saldi, insufficiente, però, per determinare un’inversione di tendenza al ridimensionamento della domanda in atto da tempo. Solo per alcuni segmenti della grande distribuzione le vendite, al netto della componente relativa al prezzo, mostrano qualche segno di crescita".

"In sostanza, si conferma, ancora una volta, la contraddizione tra i vari indicatori congiunturali, segno che la direzione di marcia dell’economia è incerta, proprio perché è piuttosto nebulosa la percezione di famiglie e imprese sul futuro a breve e medio termine. Come hanno confermato i dati degli ultimi anni senza consumi non ci può essere crescita, soprattutto in un momento di forte incertezza per gli scambi internazionali, ed è quanto mai necessario che gli aumenti occupazionali e reddituali delle famiglie comincino a tradursi in domanda. Un impulso potrebbe derivare dalla riconsiderazione di proseguire nella riduzione delle aliquote tributarie per il ceto produttivo, una prospettiva un po’ marginalizzata nel dibattito mediatico degli ultimi mesi. Ciò avrebbe tanto più senso visto che i riscontri ufficiali indicano un marcato incremento della pressione fiscale nel 2024”: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio.

Confcommercio Brescia2025-03-28
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