Confcommercio, ancora in difficoltà il commercio tradizionale
Finalmente un mese di buona ripresa per le vendite al dettaglio, almeno in confronto ai trenta giorni precedenti. I dati preliminari diffusi dall’Istat (link per i dati completi in pdf) indicano un aumento congiunturale pari al 6,6% in valore e al 7,2% in volume, mentre rispetto allo stesso mese del 2020 – dunque a pandemia ancora non scoppiata – c’è una diminuzione del 5,7% in valore e del 7% in volume. La crescita mensile è trainata dai beni non alimentari (+14,8% in valore e +15,4% in volume), diversamente dagli alimentari (-2,4% in valore e -2,2% in volume). Su base annua, la flessione è simile (non alimentari -6% in valore e -7,8% in volume, alimentari -5,5% in valore e -5,6% in volume).
Secondo l’Istituto di statistica "risultano in calo tendenziale sia le vendite degli esercizi specializzati sia quelle degli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare; per questi ultimi si evidenzia la diminuzione dei discount (-1,5%), la prima da marzo del 2019. Sono in aumento solamente le vendite degli esercizi non specializzati a prevalenza non alimentare". In confronto a febbraio 2020, vendite giù in quasi tutti i canali distributivi: grande distribuzione (-5,8%), imprese operanti su piccole superfici (-7,6%), vendite al di fuori dei negozi (-6,6%). Solo il commercio elettronico è in forte aumento (+35,8%).
Un dato “leggermente migliore delle attese”. Così commenta l’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo il quale si rafforza “l'ipotesi che la molla della ripresa trainata dai consumi, una volta domata la pandemia, potrebbe realmente scattare, sebbene permangano incertezze sull'entità della ripartenza”. In ogni caso, restano gravi “le condizioni del commercio tradizionale, sostanzialmente escluso dal rimbalzo statistico nel confronto con i mesi del 2020 non toccati dalla pandemia” e “le aree di spesa più tradizionali, come abbigliamento e calzature, continuano a patire l'impossibilità di programmare l'attività economica in conseguenza di chiusure e vincoli non facilmente comprensibili”. L’Ufficio Studi fa notare infine che “si conferma l’orientamento degli acquisti verso il potenziamento delle dotazioni di tecnologia e beni durevoli per il benessere fruito in casa” e che “il commercio elettronico vive una storia a sé, costituendo una sfida ineludibile per il futuro commercio più tradizionale, al quale toglierà parte del flusso di domanda di beni anche quando recupererà il terreno perso sul fronte dei servizi”.