Confcommercio, inflazione potenziale depressivo sul potere d'acquisto
Nel maggio scorso, in base alla stima preliminare diffusa dall'Istat (dati completi), l'indice nazionale dei prezzi al consumo è rimasto stabile su base mensile ed è aumentato dell'1,3% su base annua rispetto al +1,1% del mese precedente: è il quinto segno più consecutivo, che riporta l'inflazione a livelli che non si vedevano dal novembre 2018.
L'accelerazione tendenziale si deve essenzialmente ai prezzi dei Beni energetici, cresciuti dal +9,8% di aprile al +13,8%, mentre flettono leggermente i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +0,7% a -0). La variazione congiunturale nulla è dovuta a dinamiche opposte: da una parte, la crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,1%) e degli Alimentari non lavorati (+1%), dall'altra, la diminuzione dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,8%). I prezzi del cosiddetto "carrello della spesa" scendono ulteriormente (da -0,7% a -0,9%), confermando andamenti che non si registravano da agosto 1997. La "inflazione di fondo" infine, ovvero al netto degli energetici e degli alimentari freschi, scende a +0,2% da +0,3%.
La variazione nulla in termini congiunturali “limita i rischi di una repentina e sensibile accelerazione delle dinamiche”, mentre l’ulteriore crescita su base annua “riflette essenzialmente gli effetti dell’accelerazione registrata negli ultimi mesi dagli energetici, solo in parte controbilanciata dall’evoluzione dei prezzi dei servizi per il tempo libero (ricreativi e turistici), che scontano ancora un vuoto di domanda”. Questo il commento dell’Ufficio studi di Confcommercio, che sottolinea inoltre che “il ruolo degli energetici nel determinare le dinamiche inflazionistiche è ben rappresentato dal divario sempre più ampio tra inflazione complessiva e quella rilevata per la componente di fondo, che rimane stabile allo 0,3% nel confronto annuo e segnala una dinamica negativa in termini congiunturali. Ed è proprio l’assenza di tensioni inflazionistiche di base all’interno del sistema a rappresentare uno degli elementi più positivi, soprattutto per il mantenimento di politiche monetarie espansive”. Tuttavia, “non vanno trascurati i potenziali effetti, depressivi sul potere d’acquisto, derivanti dall’importazione di forti impulsi inflazionistici”.